© 2023 Daniel Sher

La salita di Ruben

Pag. 63 - Lucien Bellon

 

Quando abitavano alla periferia di Vichy, prima dell'altra guerra, prima di trasferirsi a Issy, Lucien Bellon andava a scuola, ma solo per l'insistenza del padre, piccolo libraio socialista, che ogni mese veniva convocato dagli insegnanti: «Monsieur Bellon, è inutile ostinarsi: è molto meglio per tutti se gli cerca un lavoro.»

 

Lucien non aveva nessuna voglia di studiare. Era un capoban­da: comandava una decina di ragazzini che si consideravano pa­droni del quartiere. Storpi, africani, omo­sessuali che incontravano sulla loro strada, non avevano scampo. I rari ebrei erano il bersaglio prediletto.

 

Quando scoppiò la guerra, Lucien fu richiamato e mandato in trincea.

...

 

Un milite lo sollevò, lo trascinò fino alla meta e lo gettò al sicu­ro nella trincea. In quell'istante, il salvatore fu raggiunto con pre­cisione da una granata. Nessuno raccolse i mille pezzi del suo corpo, ma si seppero nome e cognome: Isaac Levi era un nome rivelatore.
...

 

Questa non sarebbe stata la prima volta in cui offriva il suo aiuto a ebrei in difficoltà. Ma la molla che lo spingeva ora, dopo l'invasione germanica, non era solo la gratitudine per l'ebreo che si era sacrificato per lui: era anche l'odio per i tedeschi che occu­pavano il suo Paese e per Petain che aveva concluso l'armistizio per assumere poteri dittatoriali. Morirà Lucien, prima della fine della guerra, insieme al suo gruppo di maquisard, come erano definiti i partigiani francesi.

L'assalto finale in dicembre fu il momento più tragico per Lucien. Usciti allo scoperto per impossessarsi della prossima trincea, Lucien fu colpito da una pallottola alla gamba. Era a terra e urlava dal dolore, mentre gli altri soldati correvano in avanti. Gli ordini imponevano che venisse abbandonato al suo destino.

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La Francia divisa, 1940

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