© 2023 Daniel Sher
Quando abitavano alla periferia di Vichy, prima dell'altra guerra, prima di trasferirsi a Issy, Lucien Bellon andava a scuola, ma solo per l'insistenza del padre, piccolo libraio socialista, che ogni mese veniva convocato dagli insegnanti: «Monsieur Bellon, è inutile ostinarsi: è molto meglio per tutti se gli cerca un lavoro.»
Lucien non aveva nessuna voglia di studiare. Era un capobanda: comandava una decina di ragazzini che si consideravano padroni del quartiere. Storpi, africani, omosessuali che incontravano sulla loro strada, non avevano scampo. I rari ebrei erano il bersaglio prediletto.
Quando scoppiò la guerra, Lucien fu richiamato e mandato in trincea.
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Un milite lo sollevò, lo trascinò fino alla meta e lo gettò al sicuro nella trincea. In quell'istante, il salvatore fu raggiunto con precisione da una granata. Nessuno raccolse i mille pezzi del suo corpo, ma si seppero nome e cognome: Isaac Levi era un nome rivelatore.
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Questa non sarebbe stata la prima volta in cui offriva il suo aiuto a ebrei in difficoltà. Ma la molla che lo spingeva ora, dopo l'invasione germanica, non era solo la gratitudine per l'ebreo che si era sacrificato per lui: era anche l'odio per i tedeschi che occupavano il suo Paese e per Petain che aveva concluso l'armistizio per assumere poteri dittatoriali. Morirà Lucien, prima della fine della guerra, insieme al suo gruppo di maquisard, come erano definiti i partigiani francesi.
L'assalto finale in dicembre fu il momento più tragico per Lucien. Usciti allo scoperto per impossessarsi della prossima trincea, Lucien fu colpito da una pallottola alla gamba. Era a terra e urlava dal dolore, mentre gli altri soldati correvano in avanti. Gli ordini imponevano che venisse abbandonato al suo destino.
La Francia divisa, 1940
© 2023 Daniel Sher