© 2023 Daniel Sher

La salita di Ruben

Pag. 94 - Il ricatto

La foto era sgranata, ma ritraeva chiaramente la fac­ciata del palaz­zo di Rue des An­glais e Ruben non ebbe difficoltà a ricono­scere Miriam, che stava bagnan­do i fiori sul bal­cone. Rima­se senza parole. Gli ci volle tempo per ri­prendersi. Più che terrifi­cato, era sconvolto dall'orrore.

 

...

 

«Comunque sono nazisti anche i tuoi generali.»

 

«Nazisti? No, molti sono prussiani. Sono  patrioti germanici, ma non sono nazi­sti. Antisemiti? Si, certo. Ma sono nauseati da quello che Hitler fa agli ebrei. Aristocratici? Si. Appartengono a un ceto che ha sem­pre guardato a Hitler con disprezzo.»

 

«Io comunque non c'entro.»

 

«Hanno deciso di far avere ai sovietici informazioni molto im­portanti. Li metterebbero in condizione di conoscere in anticipo le mosse dei nazisti.»

 

«E io ti ripeto che non sono affari miei.»

 

«Pensi che un generale della Wehrmacht possa andare da Stalin a informarlo? Chiaramente hanno bisogno di creare un ca­nale. Vogliono qualcuno “vergine”, estraneo al mondo dello spionaggio. Ho visto i tuoi progressi in questi mesi, qui con me e con la tua nuova Agenzia, e ci siamo convinti che sei la persona adatta. In più, per questa missione contro Hitler, c'è il fatto che sei ebreo, e questo, agli occhi dei sovietici, ti da maggiore credi­bilità. Conosci bene molte lingue. Hai amici in molti Paesi. E poi non vieni dall'intelligence: le spie di professione non sono affi­dabili, fanno solo il loro interesse e quasi tutte, appena se ne pre­senta l'occasione, fanno il doppiogioco»

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