© 2023 Daniel Sher

La salita di Ruben

Pag. 130 - Reinhard Heydrich

 

Nello stesso giorno in cui i coniugi Bernheim avevano trovato sal­vezza in Svizzera, nella riunione dell'alto comando a Berlino, Hitler si esibì minaccioso in una terrificante sceneggiata. Sciolta la riu­nio­ne, convocò Reinhard Heydrich, il più diabolico e mal­va­gio dei suoi collabo­ratori, che il Fuhrer diceva di ammirare per il suo “cuore di ferro”.

 

«Ogni volta è come se sapessero in anticipo dove e quando ar­riveremo.» Il Fuhrer aveva abbandonato il tono bellicoso, ri­pren­dendo quello normale che usava nei colloqui a quattr'occhi. «È chiaro che abbiamo tra di noi una spia. Qualcuno ad alto li­vel­lo. Probabilmente è addirittura qualcuno che partecipa alle riunioni con me. Con il Fuhrer! Voglio che se ne occupi lei. Non mi fido dell'Abwehr, non mi fido di Canaris, non mi fido dei suoi generali!»

«Jawohl, Mein Fuhrer!» rispose, con malce­lata soddisfazione, il capo dei servizi di intel­ligence della Gestapo, battendo i tacchi per congedarsi. La sua rivalità con il capo dei ser­vizi di intelli­gen­ce dell'esercito era notoria. Ri­solvere questo problema po­teva por­tare all'in­corporazione dell'Abwehr nella Gestapo. Heydrich, che all'inizio dell'anno aveva orga­nizzato la Confe­ren­za di Wannsee, si sarebbe gettato in questa missione con lo stesso entu­siasmo con cui a Wannsee aveva architettato la Solu­zione Fi­nale del proble­ma ebraico.

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